IL NATALE DI MODICA – CERIMONIA DI CHIUSURA DEL PROGETTO

Si è tenuta il 12 maggio 2012, nell’Aula Consiliare del Palazzo San Domenico a Modica, la cerimonia di consegna degli attestati del progetto “Nel Solco della Tradizione”, divenuto ormai patrimonio della città.

 

Una mattinata nel ricordo di un Canto di Luce natalizio, trascorsa alla presenza dei dirigenti scolastici, degli insegnanti, dei genitori e degli alunni delle scuole della città, delle associazioni, delle parrocchie e dei volontari. Queste le parole del sindaco Antonello Buscema: “Lo scorso Natale il canto di luce dei bambini ha illuminato la nostra comunità. Ha aiutato noi modicani a vedere, a vederci, a scoprirci uniti, legati alla nostra identità, fiduciosi nel futuro”.

 

Sulla formazione educativa e sulle emozioni di questo fantastico viaggio tra la fiaba e l’immaginazione interpretativa dei bambini si è soffermata Marcella Fragapane, anima di queste iniziative assieme a Filippo Cannata, che ancora una volta ha sottolineato come la luce possa dare spazio e dimensione alla identità di un territorio, basti pensare alle lanterne illuminate costruite sui disegni dei bambini che hanno dato luce alle vie e ai vicoli della Città durante le festività natalizie.

 

Ma più di tutte, sono da annoverare le parole contenute in una lettera in forma di fiaba che una mamma ha voluto regalare ai presenti, inondando l’Aula Consiliare di profonda e autentica commozione:

 

 

“Oggi anch’io vorrei raccontarvi una fiaba… C’era una volta… una giovane famigliola composta da una mamma, un papà e tre bellissimi bambini che, alla ricerca di un luogo dove mettere radici, dopo un lungo viaggio, arrivò a Modica. Il giovane papà si era innamorato della campagna ricamata di carrubi e ulivi… alla mamma que…sta città ricordava un presepe e poi la luce, i profumi, i sapori… erano entrambi certi di aver trovato il posto giusto dove crescere i propri figlioletti! Così, giorno dopo giorno, iniziarono la loro nuova vita…

Ben presto però si resero conto che in questa cornice meravigliosa mancava qualcosa… avevano la sensazione che questa città pensasse ai turisti, al cioccolato, alla cultura. Ma ai suoi bambini? Non riuscivano a intravedere un impegno, un pensiero, un progetto comunitario che fosse rivolto anche ai più piccoli. Perché? Che fosse perché ancora i bambini non potevano votare? La cultura poi a volte parlava una lingua così difficile per loro… il cioccolato se lo mangiavano ma non sapevano scrivere articoli importanti su giornali importanti.

Finché un giorno a Modica arrivò un’allegra e colorata mongolfiera con la sua inseparabile ombra, dalla quale scese una dirompente signora ricciolosa, con due occhioni blu ridenti e assai vivaci! Ora, questa vulcanica signora dagli occhi blu aveva una malattia molto contagiosa: le piaceva moltissimo raccontare fiabe e racconta oggi e racconta domani… cresceva sempre di più il numero di bambini che ascoltavano incantati la magia delle fiabe. E mica era solo bambini… contagiava maestre, genitori, associazioni, parrocchie. Contagia di qui e contagia di là, capita che un giorno arrivò persino un signore vestito tutto di nero per portare la luce ai bambini modicani…

Ma ve li immaginate voi un vulcano riccioloso con gli occhi blu che invita tutti a raccontare fiabe? E si è mai visto un signore vestito di nero contagiare con la luce? Riuscite a sentire le voci di mille bambini cantare un canto di luce? Potete immaginare una città intera che costruisce lanterne?

E come ci si sente quando scopri che la tua vicina di casa e l’insospettabile maestra dei tuoi figli sono in realtà delle orchesse? Ho ascoltato per la prima volta una sinfonia di campanili, ho visto per la prima volta un mare di pirati, un coccodrillo e un lupo per le strade di Modica io che ho sempre pensato che di Pollicino ce n’era uno solo.

Ma che fine ha fatto la nostra giovane famigliola dopo il suo arrivo a Modica? Ebbene, vi posso dire che insieme ad altre famiglie, gufi e insegnanti, pinocchio e presidi, e con tutta la città, si trova alle prese con un fantastico viaggio “in verticale”, perché, tra un passaggio nel bosco e l’incontro con principi e principesse può accadere che si impari a viaggiare in verticale!”

 

 

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